Parte anche in Italia la ricerca clinica per i pazienti affetti da sindromi rare legate al gene PIK3CA.
Prende il via anche in Italia lo studio clinico dedicato ai pazienti con condizioni di iperaccrescimento correlate a mutazioni del gene PIK3CA. A seguito di queste mutazioni, le sindromi PROS si caratterizzano per l’accrescimento eccessivo e asimmetrico di uno o più distretti del corpo. Ma mutazioni del gene PIK3CA sono state osservate anche in tumori. Non è quindi un caso che Alpelisib, il medicinale sperimentale in esame, sia un farmaco già autorizzato all’utilizzo contro il tumore al seno con mutazione PIK3CA, sia negli Stati Uniti che in Europa. Sviluppata dall’azienda Novartis, la molecola verrà in questo caso utilizzata in uno studio clinico che coinvolge oltre 30 centri clinici nel mondo, tra cui due italiani.
Questa sperimentazione di Fase II segue i buoni risultati ottenuti con le precedenti ricerche, sia in laboratorio che su pazienti. In assenza di alternative terapeutiche in alcuni paesi il farmaco alpelisib viene già somministrato in regime di “uso compassionevole”, in attesa che il processo della ricerca clinica si completi.
«La sperimentazione è importante, perché offre un’opzione terapeutica quando questa non c’è», spiega la dottoressa Paola Sabrina Buonuomo, pediatra esperta di malattie rare presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma e tra le ricercatrici della sperimentazione: «I dati su questo farmaco già pubblicati sono stati positivi ed hanno portato l’azienda a proporre la sperimentazione. Ci crediamo e ci attendiamo buoni risultati, ma sarà tutto da verificare».
COSA SONO le PROS
Nelle PROS (condizioni da iperaccrescimento PIK3CA-correlate) si raggruppano una serie di differenti condizioni o sindromi, tutte caratterizzate da un accrescimento anomalo di qualche distretto del corpo. Fino al 2012 queste condizioni di malattia erano considerate separate e indipendenti. Lo scenario è completamente cambiato quando, grazie all’evoluzione delle analisi molecolari ed in particolare del Next Generation Sequencing (NGS), è stata identificata una causa comune a tutte queste manifestazioni di malattia. Si è infatti osservato che la presenza di numerose mutazioni nel gene PIK3CA influenza in modo sostanziale l’attività di una proteina coinvolta nei processi di crescita cellulare.
LA RICERCA CLINICA
Lo studio clinico è rivolto a pazienti sia pediatrici che adulti. In una prima fase saranno coinvolti bambini dai 6 anni di età e in una seconda fase «È prevista l’estensione in una fase successiva anche ad una fascia di bambini più piccoli, verosimilmente dai 2 ai 5 anni», continua la Buonuomo.
Come vale per tutti gli studi clinici, la possibilità di partecipazione è legata a precisi parametri, detti anche criteri di inclusione ed esclusione.
«I criteri per accedere alla sperimentazione sono disciplinati da un protocollo molto rigido, come da prassi in questi studi. In questa fase possono accedere allo studio bambini con mutazione specifica ed in condizioni cliniche severe, che compromettono la qualità della vita in modo decisivo. Per esempio, pazienti affetti da ipertrofia grave ad un arto, tale da non permettere loro di camminare. Oppure pazienti con difficoltà respiratorie causate da una ipertrofia al volto».
Una caratteristica importante dello studio è la comparazione del farmaco alpelisib contro un placebo. «Chi aderisce al trial accetta di avere due possibilità su tre che gli venga somministrato il farmaco ed una su tre di ricevere il cosiddetto placebo, ovvero una compressa simile al farmaco, ma priva del principio attivo. In questa fase, nemmeno i medici sono a conoscenza di chi riceverà davvero il farmaco. Tale procedimento è indispensabile per verificare l’efficacia del farmaco. La randomizzazione – il processo di assegnazione casuale del farmaco - dura sei mesi, poi anche chi ha inizialmente ricevuto il placebo, riceverà il farmaco. Nel primo anno, il più complesso, i controlli sono intensi ed impegnativi, ma si diradano nel corso del tempo fino ai 4 anni»
L’IMPEGNO RICHIESTO AI PAZIENTI
Partecipare ad una sperimentazione clinica, fatti salvi i criteri di selezione precedentemente nominati, è un atto volontario che non comporta alcun costo per le terapie, anche se innovative. Sono però da mettere sicuramente in conto alcune giornate in ospedale per effettuare tutti i controlli richiesti dal protocollo di ricerca
«Innanzitutto viene richiesta una nuova ricerca molecolare di conferma, in alcuni casi su un campione fresco, ovvero una nuova biopsia cutanea», spiega uno dei responsabili del trial all'ospedale Regina Margherita, il professor Alessandro Mussa, pediatra dell'ospedale torinese e professore associato al Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università degli Studi di Torino. «Il trial infatti richiede che venga confermata ulteriormente la mutazione del gene PIK3CA, vista la complessità di questa condizione genetica. Chi partecipa al trial dovrà anche essere sottoposto ad una serie di altri esami mirati ad ottenere un quadro quanto più preciso possibile delle condizioni cliniche. Sono previsti quindi esami del sangue, un’ecocardiografia, alcune visite e controlli in risonanza magnetica con i quali verranno monitorate le zone corporee che tendono a crescere esageratamente: tutto finalizzato a documentare e quantificare nel tempo gli eventuali miglioramenti o peggioramenti di queste alterazioni durante la terapia col farmaco ed a verificare l’assenza di ogni eventuale effetto collaterale».
I CENTRI IN ITALIA
Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma
Si può contattare il centro dedicato all’iperaccrescimento scrivendo aQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino
Reparto di pediatria specialistica
Per ulteriori informazioni è possibile anche fare riferimento anche all’Associazione Italiana Macrodattilia e PROS (AIMP).