La trasparenza dei dati, le approvazioni di emergenza e il ruolo delle multinazionali del farmaco sembrano punti deboli del processo di valutazione ma non è affatto così. Lo spiegano il prof. Gilberto Corbellini (Roma) e il prof. Michele De Luca (Modena).
Solamente un anno fa le immagini di una Wuhan paralizzata, con i cittadini barricati in casa a causa dell’esplosiva diffusione del virus SARS-CoV-2, segnavano l’inizio di un anno che nessuno di noi vorrebbe mai aver vissuto. Oggi, la notizia che un vaccino (ma presto saranno di più) contro il Coronavirus è pronto ad essere distribuito ha la portata di un autentico record della medicina. Come forse era prevedibile, tuttavia, adesso che l’oggetto del desiderio di tutte le popolazioni del globo si fa concreto, e non è solo più un’idea remota, molti dubitano non solo della sua efficacia ma anche della sua sicurezza.
Per quale motivo presso gran parte dell’opinione pubblica il vaccino contro il virus SARS-CoV-2 improvvisamente è passato dall’essere oggetto di un’attesa messianica all’essere una minaccia per la salute? Una prima spiegazione risiede nella raffica di comunicati - spesso non accompagnati dalle pubblicazioni scientifiche - emessi dalle diverse aziende circa l’efficacia dei loro candidati vaccini. A questi sono seguite le improvvide dichiarazioni di alcuni scienziati che hanno messo in dubbio la trasparenza dei dati trasmessi dalle aziende produttrici alle agenzie regolatorie. Ad un lettore poco informato tutto questo potrebbe di per sé essere sufficiente a considerare fondata l’ipotesi dell’inattendibilità del vaccino ma è proprio quando si riduce un procedimento complesso ad una farsa che si commette un gravissimo errore di valutazione.
LE RAGIONI DI UN COSI’ RAPIDO ARRIVO SUL MERCATO DEL VACCINO
“Esistono fondate motivazioni per le quali un vaccino contro il virus SARS-CoV-2 è potuto arrivare sul mercato così presto, come peraltro già avvenuto per lo sviluppo del vaccino contro H1N1, e non sono legate alla possibilità che siano state saltate delle tappe del processo di valutazione” spiega il prof. Michele De Luca, Direttore del Centro per la Medicina Rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Da quando questo virus è diventato un problema sanitario di ordine mondiale sono stati investiti solo da Stati Uniti ed Europa quasi 30 miliardi di euro per lo sviluppo di farmaci utili a bloccarne la diffusione. Inoltre, le aziende farmaceutiche coinvolte hanno dato avvio in contemporanea alle tre Fasi cliniche degli studi, accettando la possibilità che se la prima si fosse risolta in un fallimento le altre sarebbero state compromesse, con un’inestimabile perdita economica. Oltre a ciò, in maniera dissimile dalle sperimentazioni cliniche su malattie rare per cui risulta difficilissimo trovare un congruo numero di pazienti, in questo caso gli individui da arruolare erano migliaia in tutto il mondo. Infine, gli enti regolatori hanno creato delle task-force appositamente dedicate a questa emergenza e hanno iniziato a valutare i dati trasmessi in maniera dinamica, accorciando così i tempi di emissione di un giudizio”. Quest’ultimo punto è stato il più critico perché nei giorni scorsi l’agenzia regolatoria nazionale britannica ha annunciato di aver formulato un’approvazione d’emergenza per il vaccino di Pfizer-BioNTech, le cui prime 800 mila dosi dovrebbero essere disponibili per i cittadini in questi giorni. “Quello britannico è un ente regolatorio nazionale diverso dall’EMA e dotato, dopo Brexit, di totale autonomia”, precisa il prof. Gilberto Corbellini, Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale, Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR. “Nondimeno, la possibilità di rilasciare un’approvazione di emergenza non è legata al fatto che la Gran Bretagna sia uscita dalla Comunità Europea. Anche i singoli stati membri dell’Unione Europa, in Italia attraverso AIFA, avrebbero potuto farlo se lo avessero desiderato. L’EMA ha già comunicato che sta valutando i dati e che, se questi lo permetteranno, entro la fine di dicembre emetterà un’approvazione condizionale per il vaccino. Cionondimeno, la Gran Bretagna, con la sua lunga esperienza nel campo della farmacovigilanza, ha dato un OK alla distribuzione del vaccino che nella percezione pubblica conferma l’attenzione del Governo per la salute dei sudditi della Corona”.
APPROVAZIONE CONDIZIONALE E APPROVAZIONE D’EMERGENZA
Tra l’approvazione condizionale attesa dall’EMA e quella di emergenza concessa dall’ente regolatorio inglese sussiste una marcata differenza. “Un’approvazione condizionale implica che i dati di efficacia e sicurezza siano sufficienti per immettere in commercio un farmaco o, come in questo caso, un vaccino”, precisa De Luca. “Per ragioni di salute pubblica non è possibile attendere un lungo periodo di tempo per concedere l’approvazione ma con essa devono avere inizio gli studi di farmacovigilanza che seguiranno nel tempo la somministrazione del vaccino. Le aziende per tutto questo tempo dovranno produrre i report tecnici alle agenzie regolatorie al fine di ottenere un’approvazione definitiva. Infatti, è durante questo periodo che, eventualmente, potranno emergere i rarissimi eventi collaterali non visibili nelle fasi di studio iniziali”. Con l’approvazione condizionale nessuno step di valutazione può essere saltato perché i dati di cui necessitano le agenzie regolatorie come l’EMA o la FDA statunitense non sono solamente quelli pubblicati sulle riviste scientifiche ma comprendono tutti i dati raccolti sul candidato vaccino. FDA analizza i dati grezzi, la (corposa) documentazione richiesta dagli enti regolatori va ben oltre i dati contenuti in una rivista scientifica o, peggio ancora, in un comunicato stampa. Un’approvazione di emergenza come quella concessa dalla Gran Bretagna richiede il medesimo volume di informazioni ma si differenzia nei termini. “Con questa soluzione il vaccino può essere distribuito solo attraverso i canali sanitari”, aggiunge Corbellini. “In questo senso l’approvazione di emergenza garantisce anche uno stretto controllo sui possibili effetti collaterali”.
Va anche precisato che, nel momento in cui un governo riconosce tale condizione di emergenza gli individuo che si sono offerti volontari per la sperimentazione clinica possono decidere di uscire e richiedere la somministrazione del trattamento. “È un diritto del cittadino che ha l’opzione di poter uscire da una sperimentazione clinica per cui si è offerto volontario in qualsiasi momento”, precisa ancora Corbellini. “Qualcuno ha pensato che, se troppe persone passano dal gruppo di controllo al gruppo dei vaccini, le aziende potrebbero non disporre di dati sufficienti per stabilire risultati a lungo termine, come la sicurezza o la durata della protezione del vaccino ma esistono anche altre strategie per ottenere queste informazioni. Ad esempio, una volta che le prime fasi di sviluppo di un vaccino sono state completate e gli endpoint raggiunti, l’individuo arruolato nel trial può decidere di uscire ma i dati sono comunque stati raccolti e processati. Infatti, uno studio di farmacovigilanza post-approvazione prevede logiche ferree che evitano che tali dati possano venire meno”.
NON SI SALTANO PASSAGGI NECESSARI A VERIFICARE LA SICUREZZA
Allo stato attuale tutte le informazioni riguardanti i candidati vaccini si trovano nelle mani del personale tecnico delle Data Safety Monitoring Boards, Commissioni delle agenzie regolatorie totalmente indipendenti dalle aziende produttrici, le cui procedure di valutazione sono rigorose e provengono da esperienze collaudate. “Nessun ente regolatorio salta i passaggi di valutazione di un farmaco o di un vaccino”, conclude De Luca. “Nessuno si prenderebbe la briga di mettere in commercio un vaccino inefficace e meno ancora non sicuro. È fondamentale far comprendere a tutti che le agenzie regolatorie non sono in collusione con le aziende produttrici e insinuare il contrario equivale a minare le fondamenta di uno stato democratico”. Le (più o meno) velate accuse lanciate ai sistemi di valutazione adottati dalle agenzie regolatorie rappresentano una grave presa di posizione di chi non conosce a fondo l’integrità e la solidità di un sistema grazie a cui sono giunti sul mercato i vaccini contro malattie che hanno causato migliaia di morti e anche alcune tra le terapie geniche e cellulari su cui poggia la medicina del futuro. Infine, la legittima richiesta di trasparenza dei dati ha un profumo lapalissiano dal momento che sia in Europa che negli Stati Uniti le agenzie regolatorie hanno sempre reso pubblici i dati sui cui poggiano le loro decisioni. Ma non basta richiedere i dati, occorre saperli leggere e interpretare correttamente: se ogni persona che si appresti a imbarcarsi su un volo dovesse richiedere i piani di costruzione del velivolo prima del decollo, l’aereo non si alzerebbe mai da terra.
Qualsiasi vaccino che sarà approvato, anche solo per uso emergenziale, cambierà il panorama di come nei prossimi anni i vaccini giungeranno sul mercato ma mettere in dubbio il sistema su cui si basa tale passaggio rischierebbe solo di farci sprofondare in un nuovo Medioevo, proprio ora che abbiamo bisogno di avviarci verso un nuovo Rinascimento.