A quasi un mese dall’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo l’Italia sembra ancora lontana dal recepimento dello stesso e quindi ferma ai blocchi di partenza. Al momento infatti è attiva una modalità provvisoria per la presentazione delle domande ma sembra essere ancora lontana la risoluzione di uno dei più importanti nodi da risolvere per la piena aderenza alla normativa europea: la riorganizzazione dei Comitati Etici.
Numerosi sono i decreti attuativi attesi e solo pochi giorni fa ne è stato pubblicato uno in Gazzetta Ufficiale che riguarda gli studi osservazionali e gli studi non profit.
Nel frattempo la ricerca va avanti, l'agenzia Europea del farmaco EMA segnala come in questi primi 15 giorni di attivazione del portale unico europeo per la ricerca clinica (CTIS) oltre 2400 utenti professionali si siano già accreditati, 116 applicazioni siano in corso di sviluppo e 3 siano completate e inviate.
Da questo scenario invece l’Italia rimane fuori e questo riporta un danno enorme per la ricerca e non solo. Un’analisi di Farmindustria che ha effettuato un’indagine interna su 34 aziende associate, evidenzia come 86 studi clinici potrebbero essere persi a causa dell’impossibilità di rimanere allo stesso passo degli altri paesi europei. Oltre al danno per la ricerca questo riflette un enorme danno economico, che il Laboratorio sul Management delle Sperimentazioni Cliniche di Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari – Università Cattolica di Roma) stima essere compreso tra i 75,5 e i 93,6 milioni di euro.
Nonostante queste indicazioni è comunque doveroso sottolineare come il prezzo più importante lo paghino i pazienti, che non solo non saranno in grado di partecipare a sperimentazioni cliniche e accedere a farmaci e terapie innovative ma non potranno neanche usufruire della più avanzata assistenza sanitaria che una ricerca clinica offre, per sua natura intrinseca.