Sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio clinico di fase II volto a valutare la sicurezza e l’efficacia del farmaco iberdomide (CC-220) in pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico. Nonostante siano necessari ulteriori studi per determinare il successo della molecola, in questa fase si sono visti dei risultati promettenti per quanto riguarda il trattamento della fase acuta della malattia. È quanto si evince dall’articolo Phase 2 Trial of Iberdomide in Systemic Lupus Erythematosus pubblicato su The New England Journal of Medicine.
Lo studio clinico di fase II A Study to Evaluate the Efficacy and Safety of CC-220 in Subjects With Active Systemic Lupus Erythematosus con codice identificativo NCT03161483, promosso da Celgene (gruppo Bristol Myers Squibb), è iniziato a maggio 2017 e si è concluso a settembre 2021. Lo scopo principale era quello di valutare la sicurezza e l’efficacia del farmaco orale iberdomide, rispetto al placebo, nel trattamento delle riacutizzazioni del lupus eritematoso sistemico (LES).
Il LES è una patologia reumatica autoimmune caratterizzata da infiammazione cronica sistemica che colpisce principalmente le giovani donne e coinvolge diversi distretti corporei. Le sue manifestazioni più frequenti sono l’eritema a farfalla sul volto e altre eruzioni cutanee, infiammazione e dolore articolare e la sindrome di Raynaud. Inoltre, possono essere coinvolti dall’infiammazione anche le pleure, il pericardio, i reni e il sistema nervoso centrale. Il LES ha un andamento altalenante nel quale si alternano fasi acute con sintomi e manifestazioni più gravi a fase di remissione nelle quali i sintomi scompaiono o si attenuano.
Le cause che scatenano lo sviluppo del lupus non sono ben note ma si conosce il meccanismo autoimmune alla base delle acutizzazioni della malattia e queste informazioni permettono di sviluppare farmaci efficaci per trattare i sintomi e le manifestazioni più gravi.
Iberdomide è uno dei farmaci sviluppati a questo scopo. Il suo meccanismo d’azione prevede la degradazione di alcune delle molecole che portano allo sviluppo dell’autoimmunità.
Disegno dello studio e obiettivi
Lo studio di fase II randomizzato in doppio cieco pubblicato su NEJM prevedeva il coinvolgimento di un totale di 288 pazienti maggiorenni, sia femmine che maschi, con una diagnosi di lupus eritematoso sistemico. La ricerca si è svolta in 116 ospedali in tutto il mondo, tra i quali 3 italiani: l’ASST Spedali Civili di Brescia, l’AOU S. Anna di Ferrara e l’AOU di Cagliari.
Lo studio prevedeva 4 fasi:
- Screening dei pazienti (4 settimane)
- Fase sperimentale (24 settimane)
- Fase di trattamento attivo (28 settimane)
- Estensione del trattamento (52 settimane).
Nella fase sperimentale, i pazienti dono stati divisi in modo casuale in 4 gruppi:
- 3 gruppi sperimentali, per un totale di 205 pazienti, hanno ricevuto il farmaco CC-220 in 3 diverse dosi (0,45 mg, 0,30 mg e 0,15 mg)
- 1 gruppo di controllo composto da 83 pazienti ha, invece, ricevuto il placebo.
Essendo in doppio cieco, fino alla fine dello studio né medici né pazienti sapevano quale dei due veniva somministrato. Al termine delle 24 settimane chi ha ricevuto il placebo è stato aggiunto casualmente a uno degli altri 3 gruppi e così tutti i pazienti sono stati trattati con CC-220 fino alla fine della sperimentazione.
L’obiettivo principale era quello di studiare l’efficacia di dosi diverse di iberdomide nel ridurre l’attività della malattia durante le fasi acute, valutata con un l’indice SRI (SLE Responder Index). Inoltre, al termine della sperimentazione sono stati valutati anche gli obiettivi secondari come l’efficacia nel ridurre l’infiammazione in distretti corporei specifici, per esempio la cute o le articolazioni, e lo sviluppo di reazione avverse al farmaco.
Risultati dello studio
Nelle 24 settimane di fase sperimentale, il gruppo di pazienti che ha ricevuto la dose più alta di iberdomide ha ottenuto risultati migliori rispetto al gruppo trattato con placebo: il 54% dei pazienti ha raggiunto l’obiettivo sperato contro il 35%. I due gruppi di pazienti ai quali sono stati somministrate dosi minori di iberdomide, invece, non hanno ottenuto benefici significativamente diversi dal gruppo di controllo. Alcuni pazienti hanno sviluppato reazioni avverse come infezioni urinarie e respiratorie e una riduzione del numero di globuli bianchi. I risultati sono, dunque, promettenti ma sono necessari studi clinici che coinvolgano un numero più alto di pazienti per maggior tempo per determinare l’efficacia e la sicurezza di questo farmaco.
La ricerca in corso
Al momento in Italia ci sono 13 studi clinici che accettano pazienti con lupus eritematoso sistemico. Uno studio è di tipo osservazionale, 11 sono di tipo interventistico in diverse fasi di ricerca e 1 studio coinvolge pazienti su specifico invito. Puoi controllare, e far controllare al tuo medico di riferimento, la lista degli studi attivi seguendo questo link.
Un video esplicativo sullo studio è pubblicato sul sito della rivista (video in inglese)