Sul New England Journal of Medicine pubblicati i risultati del primo studio clinico di lopinavir-ritonavir per COVID19
Un articolo appena pubblicato riporta i risultati di uno dei primi studi clinici sul trattamento della SARS-CoV-2 (COVID19). Lo studio è stato condotto nell’epicentro dell’epidemia, a Wuhan, da parte di un gruppo di lavoro capitanato dal prof. Bin Cao.
I ricercatori cinesi hanno testato l’efficacia di un antivirale già noto ed in commercio ed utilizzato contro HIV: lopinavir-ritonavir.
Lo studio è partito nel mese di gennaio con l’arruolamento del primo dei 199 pazienti previsti, subito dopo l’identificazione ed il sequenziamento del nuovo coronavirus.
Perché Lopinavir-ritonavir
La scelta, nelle primissime fasi di espansione della malattia, è ricaduta su questo farmaco in quanto antivirale già utilizzato nella cura dell’HIV, disponibile sul mercato e con una potenziale possibilità di produzione su larga scala.
Il farmaco è composto da due molecole: lopinavir, una molecola diretta contro una proteasi del virus HIV, e Ritonavir, che ne aumenta la biodisponibilità.
Precedenti studi avevano mostrato che, nonostante la modesta attività antivirale del lopinavir contro SARS-CoV-2, la sua combinazione con interferone beta-1b ne aumentava l’efficacia nel trattamento dalla MERS-Cov.
Lo studio clinico
Lo studio clinico randomizzato ha coinvolto 199 pazienti, con positività evidente al COVID19 e seri problemi di respirazione.
Questi pazienti sono stati assegnati, con un processo casuale, ad uno dei due gruppi di trattamento:
- trattamento sperimentale con lopinavir–ritonavir (400 mg and 100 mg, rispettivamente) due volte al giorno, per 14 giorni, in aggiunta alla terapia standard,
- trattamento con la terapia standard.
I risultati
Nonostante le attese, i risultati dello studio non mostrano alcun beneficio evidente da parte del trattamento con lopinavir-ritonavir rispetto al trattamento terapeutico standard, con tempi di recupero clinico praticamente identici. E’ stata però osservata una lieve diminuzione del numero di decessi, anche se questo è un dato da valutare con cautela, considerato il ristretto numero di pazienti dello studio, le loro condizioni critiche e, apparentemente, peggiori nel gruppo con trattamento standard. Esistono poi altre fonti di possibile disturbo metodologico, in particolare gli ulteriori, numerosi ed eterogenei, trattamenti somministrati ai pazienti ed il fatto che la randomizzazione prevedesse la piena consapevolezza del trattamento da parte del medico.
Il futuro
In questo contesto di pazienti, il trattamento con lopinavir-ritonavir non ha mostrato l’auspicata attività antivirale ipotizzata. Oltre alla possibile ed effettiva inefficacia della molecola, i ricercatori indicano come questo potrebbe anche dipendere dalla concentrazione di farmaco che raggiunge i tessuti con il SARS-CoV-2, al momento ignota. Inoltre non è possibile neanche escludere come lo stato di avanzamento della malattia e la gravità delle condizioni dei pazienti trattati, possano aver influito sulla risposta.
Al momento sono attivi numerosi studi clinici che utilizzano questo trattamento sperimentale per cui dovremo attendere anche questi risultati per avere un quadro più esaustivo ed risposta più chiara sull’effettiva possibilità di utilizzo di questo trattamento.
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