La commissione Europea (EC - European Commission), l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA - European Medicine Agency) e la rappresentanza dei vertici delle agenzie del farmaco delle singole nazioni (HMA - Head of Medicine Agencies) hanno congiuntamente firmato una lettera contenente un sollecito rivolto ai promotori della ricerca clinica, per
ricordare l’obbligo vigente che impone la pubblicazione dei risultati delle ricerche cliniche presenti sul database europeo EudraCT, entro il termine di un anno dal loro completamento.
Un fronte così compatto e di tale autorevolezza istituzionale evidenzia l’importanza di una pratica purtroppo molto spesso sottovalutata in passato. La pubblicazione dei risultati degli studi clinici è infatti fondamentale per la conoscenza scientifica globale e per la promozione e protezione della salute pubblica.
Avere a disposizione i risultati delle ricerche cliniche non solo consente ai ricercatori di non replicare studi già effettuati, in toto o parzialmente, ma permette loro di trarne suggerimenti importanti per ulteriori avanzamenti scientifici, inoltre, anche uscendo dai limiti della ricerca, queste informazioni hanno un grande valore per medici, pazienti e familiari che possono informarsi in modo più ampio sulle terapie o i farmaci.
Le informazioni sulle sperimentazioni cliniche sono pubblicamente disponibili sul database Europeo e poi trasmesse anche su quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO ICTRP). Sul database EudraCT sono disponibili circa 60.000 studi clinici, di cui quasi un 20% risulta completato da più di un anno. Nonostante ciò, per oltre il 30% di questi ultimi non sono ancora disponibili i risultati della ricerca.
Analizzando i dati si evidenzia un’ulteriore sorpresa perchè, contrariamente a quello che il pubblico potrebbe facilmente credere, le realtà che sono maggiormente responsabili di questa mancata diffusione delle informazioni sono principalmente quelle non commerciali, quindi università ed enti no profit. Il 77% degli studi promossi da aziende farmaceutiche, infatti, riportano i risultati finali, mentre negli studi accademici/no profit questo accade solo nel 24% dei casi.
E’ evidente quindi come gli spazi di miglioramento siano molto ampi e quanto sia necessario, da parte dei promotori, agire a seguito del sollecito effettuato dalle istituzioni.