Avviato uno studio clinico internazionale di Fase III per pazienti affetti da Fibrosi polmonare idiopatica. Diversi i centri attivi anche nel nostro Paese.
Molti di coloro che sono stati colpiti da una forma grave di COVID-19 hanno imparato sulla propria pelle cosa significhi “aver fame d’aria”. Tanti di loro sono restii a ricordare quegli orribili momenti in cui, letteralmente, l’ossigeno viene a mancare. Perciò tutti loro comprenderanno sicuramente cosa provano ogni giorno i pazienti affetti da una patologia come la fibrosi polmonare idiopatica, caratterizzata da un’anomala formazione di tessuto fibroso tra gli alveoli. Quanti soffrono di questa malattia sperimentano ogni giorno difficoltà respiratorie anche solo in seguito ad un leggero esercizio fisico, come salire alcune rampe di scale: perciò la notizia di un nuovo farmaco giunto nelle ultime fasi di sperimentazione ha il significato di una rinvigorente boccata di aria.
La molecola in questione è una forma ricombinante della proteina umana pentraxina-2 (PTX-2) che ha già dimostrato la sua efficacia nella prevenzione e e nell’inversione della fibrosi a livello alveolare. Gli alveoli sono le strutture ultime, circondate da capillari polmonari, deputate agli scambi gassosi perciò se negli spazi tra di essi si viene a formare tessuto fibroso, la respirazione ne risulta fortemente compromessa: i pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica soffrono di una continua e crescente affaticabilità, di senso di stanchezza, febbri e dolori toracici aspecifici. Inoltre, essi sono vittime di infezioni che, se non adeguatamente trattate, possono condurre a enfisemi e cardiopatie tali da mettere a rischio la loro stessa vita. Si intuisce come siano necessari interventi terapeutici in grado di rallentare la progressione della patologia, arrestando la formazione e l’accumulo del tessuto fibroso a livello polmonare. Gli scienziati hanno osservato che PTX-2 - una proteina plasmatica antinfiammatoria anche nota con l’acronimo SAP (Serum Amyloid P component) - è in grado di legarsi in siti specifici, e così facendo, può rimuovere il tessuto danneggiato. Ciò significa che PTX-2 potrebbe contribuire a rimuovere gli eccessi di tessuto fibroso che riempiono i polmoni, lasciando i pazienti senza fiato.
Promedior - azienda farmaceutica da qualche anno entrata a far parte della galassia Roche da cui proviene anche il pirfenidone, uno dei trattamenti attualmente utili a rallentare la progressione di malattia - ha lavorato allo sviluppo di una molecola, PRM-151, che ha prodotto dati interessanti all’interno di un trial clinico di Fase II nel quale è stato osservato un significativo rallentamento nel declino della funzione polmonare. I risultati, pubblicati sulla rivista JAMA, hanno indotto i ricercatori a proseguire il cammino di studio del farmaco, in una sperimentazione clinica di Fase III che ha preso il via nel marzo scorso e si propone di arruolare 658 pazienti presso 408 centri ospedalieri e universitari in tutto il mondo. Molti dei quali sono presenti anche in Italia - come l’Ospedale “Morgagni Pierantoni” di Forlì, il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “S. Maria alle Scotte” di Siena - e hanno già iniziato il reclutamento dei primi pazienti.
Lo studio clinico di Fase III randomizzato con placebo, in doppio cieco, ha l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia di PRM-151 in una popolazione affetta da fibrosi polmonare idiopatica e considererà come primo parametro di valutazione la variazione assoluta della capacità vitale forzata, cioè il volume d’aria massimo che i pazienti riescono a espellere con un’espirazione forzata. A questo si aggiungerà un confronto tra i pazienti inclusi nel braccio di trattamento e quelli di controllo nel test del cammino della durata di sei minuti.
Ad oggi, oltre al pirfenidone e a nintedanib - un altro farmaco approvato contro la fibrosi polmonare idiopatica - la sola indicazione di trattamento consiste nel trapianto di polmone per cui rimane elevata l’aspettativa dei pazienti per PRM-151, l’ultimo farmaco anti-fibrotico a somministrazione endovenosa ad aver ricevuto la Breakthrough Therapy Designation dalla Food and Drug Administration (FDA) per questa patologia respiratoria.
Allo stato attuale delle cose, l’arruolamento dei pazienti prosegue anche presso altri centri nel mondo ed entro il 2023 sono attesi i risultati di questo trial che punta l’obiettivo sulle interstiziopatie e, in particolare, sulla fibrosi polmonare idiopatica per la quale non è solo necessario trovare nuove possibili opzioni terapeutiche - valide a interrompere l’accumulo di tessuto fibroso nel polmone - ma, al contempo, anche far chiarezza sulle cause che innescano tale pericolo processo di accumulo.